L'anno 2014 è stato il cinquecentesimo dopo la morte di Donato Bramante (1444-1514), personaggio chiave dell'architettura rinascimentale italiana, che, come ha scritto Paolo Portoghesi in un articolo per il cinquecentenario apparso su Domus con le sue opere mature ha messo in crisi il pluralismo regionale che
aveva caratterizzato l’architettura quattrocentesca italiana e al quale
egli stesso aveva dato un importante contributo, non per resuscitare
l’architettura romana – come si credeva un tempo – ma piuttosto per
‘superarla’, utilizzando le regole vitruviane e l’esempio dei monumenti
antichi in una nuova sintesi, forgiata sul modello della Chiesa, dotata
quindi del crisma dell’unità e dell’universalità. […]
Bramante è entrato nella storia come fondatore di un nuovo linguaggio diffuso gradualmente in tutta Europa.