7 giugno 2012

meier e l'ara pacis

La vita di questa area di Roma è stata piuttosto tormentata e non smette di esserlo. 
E' ritornata alla ribalta delle cronache qualche giorno fa, quando il sindaco Alemanno ha presentato il nuovo progetto di risistemazione dell'area, annunciando che in autunno inizieranno i lavori. La notizia più interessante è che si interverrà sul muro di Meier, quello che separa il lungotevere dalla piazza ribassata con la fontana, abbassandolo e impedendogli così di coprire la visuale delle due chiese a livello della città storica.




Quel "muretto" che vediamo oggi non è la quinta urbana del progetto iniziale, memoria della presenza di un’altra fila di edifici tra le chiese e il Tevere, prima della realizzazione dei lungotevere, porto di Ripetta a parte (c'era anche quello un tempo). Una grossa bucatura fuori scala (vedi foto sotto dal sito archiwatch di Muratore), permetteva la vista delle due chiese.

Quel muro era la cosa più indovinata del progetto, dimostrazione di sensibilità dell'architetto, ma il suo impatto era troppo forte e la Soprintendenza glielo ha fatto tagliare, probabilmente perchè non lo ha capito e forse ha avuto paura di un elemento così ingombrante, visto che la vicenda aveva già creato parecchie tensioni.


Alla fine è stato realizzato un muro nè alto nè basso, non una vera quinta/parete e neanche un parapetto, oltre tutto privo di continuità, come a simulare dei resti. Qundi l'intervento di oggi su quel muro un senso ce l'ha, anche se non è certo una priorità per Roma e Meier è stato chiamato a lavorarci di nuovo, integrando nel progetto anche la fontana del navigante, oggi defilata e poco visibile tra chioschi, alberi e auto varie.

La rimozione della teca del Morpurgo e la sostituzione con il Museo di Meier in era Rutelli poi Veltroni, con un incarico diretto ad un architetto di fama si, anche progettista di musei, ma poco avvezzo ad intervenire "ambientandosi" in contesti storici così delicati, è sembrata a molti una forzatura, anche se ragioni conservative lo richiedevano da tempo. Il risultato nel complesso è piuttosto riuscito, in particolare nella parte centrale e nella facciata sul lungotevere, ma abbastanza indigesto e deludente in quella più difficile rivolta verso la città.


Dall'inizio del 2013 poi inizieranno i lavori di risistemazione della adiacente Piazza Augusto Imperatore, secondo il progetto di Francesco Cellini, quello si vincitore di un concorso nel 2006 in era Veltroni, che contribuisce giustamente a legare con un'ampia cordonata i due livelli, quello del Mausoleo e della città storica con quello della città umbertina.
La volontà di lasciare prima di tutto un segno nella città sembra piuttosto evidente in questi interventi all'Ara Pacis, area strategica di passaggio, quindi molto visibile. 
Chi si meraviglia di questo uso dell'architettura, pensando che siano stati solo i dittatori più tristemente noti e "pubblicizzati" a farlo, dimostra poca conoscenza della storia e una certa ingenuità. Io sto cercando di contrastare le mie lacune con la lettura dell'interessantissimo libro Architettura e potere di Deyan Sudjic. Ne parlerò prossimamente, quindi non cambiate canale...




8 commenti:

  1. Beh, in effetti cosi com' è quel muretto non è proprio bellissimo. Mi chiedo tuttavia se valga la pena di attivare un cantiere in quella zona. La vista dal lungotevere secondo me essendo fruita da un traffico di passaggio piuttosto che di passeggio non è particolarmente strategica. E forse ci sono altre priorità in città.

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  2. Muro o non muro, quando ho visto per la prima volta la nuova "teca" m'è sembrata una villa americana che invece di stare sull'oceano si fosse sorprendente incagliata davanti al tevere e in mezzo alla città eterna senza sapere perchè.Il cosidetto linguaggio neoplastico nel cuore della città barocca, i pilotis bianchi e lisci davanti alle semi colonne scanalate, ai capitelli e alle cornici, la dinamica neomoderna che sa di Wrigth e soprattutto di Neutra in un tessuto di edifici scontrosi, ognuno chiuso in se stesso eppure in una relazione unica con gli altri, che è la città di Roma, fa uno strano effetto.
    Comunque, sarà pure che il potere ha sempre cercato l'architettura, ma questo di oggi sembra volersene sbarazzare. Leggo che un certo decreto detto "cresci italia", convertito in legge di recente, ha definitivamente abolito le tariffe professionali, e io non riesco proprio a capire come possa favorire la crescita dell'italia, il ricatto che una committenza sempre più spregiudicata può finalmente imporre senza più neanche una lieve remora a professionisti sempre più deboli e sempre più inevitabilmente complici del degrado e dell'evasione fiscale generalizzata. Ma d'altra parte l'anno scorso di questi tempi il governo si era già espresso con un decreto detto "sviluppo" in cui si stabilva che un edificio per essre tutelato doveva avere 70 anni e non più 50 come prima, mettendo a rischio ruspe tutta l'architettura italiana del dopoguerra. Se ne deduce che l'italia cresce e si sviluppa solo a patto che gli architetti, con le loro fisime sull'architettura, tolgano definitivamente il disturbo.

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  3. In effetti sulla villa americana sono abbastanza d'accordo, anche se già piazza augusto imperatore con i suoi edifici porticati non è proprio un elemento tipico di Roma.
    Sulle leggi e la tutela a 50 o 70 anni non so quanto sia rilevante se poi non viene applicata. La ex GIL di Viale Adriatico del Minnucci ad esempio è un complesso bello quanto devastato nel tempo da superfetazioni varie e degrado. E' del 1934 quindi può essere tutelata oggi come ieri. Lo sarà?

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    1. E' vero che gli interventi del fascio in piazza augusto imperatore che volevano essere romanissimi lo sono invece molto poco, oltre ad essere, credo, i peggiori tra gli interventi su Roma fatti all'epoca, ma, sarà per la novità della cosa, il museo di Meier mi sembra "straniatissimo".
      D'accordo anche sulla tutela, ma il fatto che oltre a praticarla poco e svogliatamente, ci si metta di impegno a legiferare contro, e in più dichiarando che questo serve allo sviluppo, è inquietante.
      Poi il problema vero è sempre il solito: che la cosa sembra non interessare a quasi nessuno dei 150.000 architetti Italiani circolanti per il Paese.

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    2. I 150.000 sono(giustamente)troppo occupati a cercare di sopravvivere e per questo è sicuramente più utile fare corsi sulla sicurezza nei cantieri o capire la differenza tra CIL e CILA...

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  4. Hai ragione Giuseppe, in città ci sono ben altre priorità e sarebbe difficile elencarle qui. Il mio pezzo naturalmente tendeva soprattutto a sottolineare l'"accanimento" in tempi passati e recenti su questa area, che quindi tanto marginale forse non è.

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  5. Due pensieri:
    1)La trasformazione da muro a muretto, voluta dalla sovrintendenza, è tipica della cultura della sovritendenza, a sua volta espressione della cultura corrente che, oltre a non interessarsi dell'architettura, la teme. E,appena può, la vuole più piccola, più bassa, meno visibile, etc.. C'è mai stato un tempo in cui la sfiducia dell'uomo in se stesso e nelle proprie opere è stata maggiore?

    2) Non conosco tutti i progetti del concorso e dunque non so se a qualcuno è venuto in testa di stabilire un rapporto anche solo visivo tra l'ara e il mausoleo. Certo non è venuto in testa al Comune di Roma quando ha programmato il rifacimento della teca e ha incaricato Meier di farlo.
    Non mi risulta che, nonostante la compresenza fisica, al cosidetto uomo della strada appaia evidente che i due monumenti e ciò che ricordano si trovino uno davanti all'altro.

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  6. C'è mai stato un tempo in cui la sfiducia dell'uomo in se stesso e nelle proprie opere è stata maggiore?
    Bella domanda, direi proprio di no, soprattutto nel caso italiano-romano. Troppa paura di paragoni imbarazzanti?
    Devo dire però che c'è pochissima informazione su quello che si costruisce nella Capitale e non sarebbe male invece puntare un po' i riflettori, ma senza cadere nella critica sterile politicizzata o stile mercato.

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