3 gennaio 2012

qualche risposta


Nel paese della Biennale di Architettura, la mostra più importante del mondo (come dice Luca Molinari: Un inglese per la Biennale di Architettura di Venezia ), delle Grandi opere infrastrutturali (ferme o in ritardo cronico, ma sempre con costi fuori controllo), dei progetti delle "archistar" sempre in copertina (maledetto modello Bilbao, per copiare bisogna capire), abbiamo scoperto che l'architettura di qualità si trova nelle piccole realtà di provincia, prevalentemente al nord. 
In effetti nelle grandi città e negli interventi con grandi cubature, è spesso difficile trovare quello che sto cercando, per una strana legge di mercato e un meccanismo contorto in cui non si riesce a fare tesoro della grande concorrenza (che forse non viene attivata).
In fondo è la stessa cosa che succede con la qualità della vita, che si trova soprattutto in provincia e nelle piccole città, anche se non sempre, altrimenti non ci troveremo nella situazione di stallo e di crisi che sto cercando di analizzare. 
E' molto importante però non confondere troppo la crisi ventennale/trentennale dell'architettura italiana con quella economica di questi ultimi anni, perché i due fenomeni hanno poco in comune, soprattutto se consideriamo che molte grandi realtà del settore oggi in difficoltà, hanno passato molti degli ultimi anni a contare i loro utili d'oro, senza aver dato benefici così evidenti al nostro paese.

Approfittando del lavoro duro e spesso poco alla moda della redazione di Progetti&Concorsi del Sole 24 ore, che pubblica ogni settimana un progetto italiano, siamo ormai in grado di individuare una serie di piccoli progetti e di progettisti che riescono, nonostante tutto, a fare bene il proprio mestiere, contribuendo a farne risalire lentamente le quotazioni e forse a restituirci un po' di fiducia. Naturalmente senza la giusta committenza, sia privata che pubblica, qualsiasi tentativo è quasi inutile, perché è proprio da qui che nasce l'opera architettonica di qualità; dalla chiarezza dell'obiettivo, che porta alla scelta del progettista adeguato allo stile e alla misura dell'intervento.
Sarebbe molto interessante costruire una mappa dell'architettura italiana del nuovo millennio, regione per regione, progetto per progetto, partendo però dalle realizzazioni e dall'attenta analisi dei dati di progetto, piuttosto che dai progettisti. 

Potrebbe essere di buon auspicio per l'anno difficile che stiamo per affrontare, in cui sarà  fondamentale ripartire dalle piccole cose, nell'architettura come nella vita.

2 commenti:

  1. Questo mi era sfuggito. Complimenti.
    Proporrei che i progettisti non fossero proprio nominati. Chissà che un po' di quaresima non serva a guarirli dal narcisismo che li ha fatti affogare, nel ridicolo

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  2. Grazie dei complimenti. Noi architetti italiani siamo passati dal delirio di onnipotenza dell'architetto totale anni '70 che disegnava anche la caffettiera, alla dura realtà della giungla dei titoli abitativi con intermezzi di classe G...

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