28 ottobre 2011

Partito per l'Architettura

E' evidente già da un po' di anni che la politica è il business più ambito nel nostro paese, essendo certamente il modo migliore (e meno rischioso) per guadagnare molti soldi senza lavorare un granché.
Forse è per questo che l'economia fa fatica; i grandi imprenditori sono troppo distratti dalla politica e dalla tentazione di entrarci, se non l'hanno già fatto...

Leggevo da qualche parte che, visto il panorama politico attuale, si spera che una figura nuova spunti per le elezioni del 2013 (se ci arriviamo)

Allora eccomi!! Sono in cerca di consensi, in vista di prossime future elezioni politiche.
Fonderò il Partito dell'Architettura, anzi meglio il Partito per l'Architettura, vista l'emorragia verso l'estero, giocando sul doppio significato che comprende anche la passione per questa nobile "arte".

26 ottobre 2011

L'architettura e le costruzioni in Italia

Dopo aver letto i numeri della ricerca Cresme sulla professione di architetto in Italia fotografata nel 2010, mi ero già reso conto della criticità della situazione sia a livello quantitativo che qualitativo.
Considerando però che siamo il terzo mercato europeo delle costruzioni, anche se nella classifica in rapporto agli abitanti siamo piuttosto in basso, ma non molto più giù della Francia, ho pensato: dovremmo avere comunque un bel po' di architettura

Allora ho preso in mano l'Atlante Phaidon dell'Architettura Contemporanea nel Mondo, frutto di una ricognizione fatta dal 1998 al 2003, per misurare il peso dell'architettura italiana e della sua visibilità internazionale in rapporto ai paesi europei più importanti e a noi più vicini. 
Non ci sono dubbi che è difficile valutare i criteri di selezione dei progetti, ma non penso che si possa  dubitare sul significato, almeno statistico, dei numeri nel loro complesso e pensare che il risultato sia frutto di una persecuzione nei nostri confronti. 
E comunque si tratta di una pubblicazione di grande rilevanza che è già presente da anni nelle librerie degli architetti di tutto il mondo.
Riporto qui di seguito una tabella con alcuni paesi europei, messi a confronto in base al numero degli edifici pubblicati e ad alcuni dati geografici e statistici, a mio avviso rilevanti, ricavati sia dall'Atlante che dal rapporto Cresme.


24 ottobre 2011

architettura e società


Sarebbe sbagliato però pensare all’architettura come a qualcosa di isolato, che interessa solo gli addetti ai lavori, perché in realtà è una disciplina che, per sua natura, è talmente legata alla società e alla sua struttura economica, da esserne a mio avviso uno specchio perfetto
In effetti soprattutto negli ultimi decenni, noi italiani, nonostante le nostre evidenti capacità e l’indiscussa levatura culturale, abbiamo paura di puntare sul futuro e quindi su noi stessi. 
Di conseguenza quando abbiamo bisogno di un’opera scintillante da far andare in copertina chiamiamo qualche architetto o urbanista di grido, quasi sempre straniero
Se poi si fa un concorso internazionale di progettazione con procedure ristrette in base a curriculum e fatturato, ricadiamo nella stessa situazione. 

Ma se ci pensate bene anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni abbiamo subito una vera e propria colonizzazione economica, arrendendoci di fatto all’effetto globalizzazione, senza la capacità di partecipare. Certo siamo molto contenti di vendere le Ferrari ai ricconi in giro per il mondo, però se vogliamo fare la spesa andiamo dai francesi, per il bricolage di nuovo dai francesi, per lo sport ancora dai francesi, per l’arredo della casa (quello contemporaneo che possiamo pagare…) dagli svedesi, per l’abbigliamento da spagnoli e svedesi (e questo è il colmo!), per non parlare degli articoli di elettronica, distribuiti da grandi catene francesi e tedesche e prodotti da marchi internazionali, settore in cui l’Italia sembra del tutto assente, anche se poi scopriamo che siamo dei campioni nelle nanotecnologie
Si, ma la visibilità internazionale dov’è?

Dobbiamo ricominciare a sognare, a credere veramente in noi stessi e ad investire nelle nostre grandi capacità, ma tutti i giorni e in tutti i settori dell'economia, non solo nelle grandi occasioni e nelle situazioni di emergenza!! 
Non abbiamo altra scelta.

23 ottobre 2011

Un'idea sulla visibiltà del progettista

Vista l'ignoranza, dichiarata nel precedente post, sulla storia e le architetture dell’Università di Tor Vergata, ho cercato di colmare le mie lacune, sia sul posto che su internet, ma purtroppo con risultati piuttosto insoddisfacenti.
Allora mi sono ricordato che quando sono stato a Stoccolma, ero “ospite” in casa di una gentile e colta signora, che ci ha subito fatto vedere un libro sulle architetture della città (immaginate la stessa scena in un B&B a Roma o a Milano…). Dopo aver saputo che ero architetto poi, mi ha fatto notare che in molti edifici si può vedere il nome del progettista. Adesso non vi so dire se è un'usanza o è frutto di una legge speciale. Guardate però che bella targa in pietra, tipo bassorilievo! Immagino abbiate capito che si tratta del mio pseudonimo per la regione Scandinava...

19 ottobre 2011

Buone notizie, anzi Good News...

L’altro giorno ho fatto un giro a Tor Vergata per vedere cosa sta succedendo da quelle parti, dato che, tra la Nuova Agenzia Spaziale (foto sopra), la città dello Sport, l’Università e il nuovo Campus, c'è un piccolo pezzo di città in costruzione e non si tratta delle solite zone dormitorio. Per il momento non si vede molta architettura, ma migliorerà sicuramente. Ammetto la mia ignoranza sugli edifici dell'Università di Tor Vergata, ma l'impressione è che si sia trattato di un'occasione persa. Ho visto esempi quasi perfetti di Senza e di Troppa Architettura, per citare il mio precedente post.

14 ottobre 2011

troppa architettura?





















Mi sono imbattuto l’altro giorno in un interessante dibattito su radiotre, che prendeva spunto dal nuovo libro di Ciorra di cui parlavo nel precedente post. Protagonisti lo stesso Ciorra, a presentare il libro appunto, Mario Botta e Fulvio Irace. Se vi interessa lo trovate ancora sul web (non so per quanto tempo) a questo indirizzo:

7 ottobre 2011

architetti e burocrazia

Non è certamente facile capire a fondo i motivi per cui si è venuta a creare questa situazione così critica, già analizzata peraltro da fior di architetti e teorici sin dagli anni '80.
La mia intenzione quindi non è certamente quella di elaborare teorie sulla filosofia o sui linguaggi architettonici contemporanei, anche se ammetto che la cosa potrebbe essere interessante.
Mi sembra però che non sia proprio questo il nocciolo della questione, ma piuttosto che si tratti di altro e soprattutto di aspetti più pratici e concreti legati alla professione dell'architetto in Italia.
Le cause principali degli scarsi risultati qualitativi delle costruzioni e della profonda insoddisfazione di gran parte degli architetti italiani (sempre dal rapporto CRESME 2011, in Europa sono più "insoddisfatti" di noi solo belgi, irlandesi, croati e sloveni e tutti gli altri sono sopra di noi...) sono molto difficili da individuare.
Credo però che ci siano almeno un paio di aspetti determinanti:
- l'individualismo spiccato che rende difficile l'aggregazione dei professionisti, creando un sistema di piccoli studi, troppo deboli per il mercato di oggi. L'impressione è che in questo modo si sprechino moltissime energie in una concorrenza "drammatica" quanto sterile, utile magari per riuscire a realizzare la pavimentazione di una piazza, mentre le grandi società di ingegneria e non si sa bene chi altro, realizzano gran parte delle cubature disponibili.
- la burocrazia e l'enorme quantità di leggi, leggine e regolamenti in continuo cambiamento, ma mai in nome della semplificazione e della sintesi. L'architetto quindi è continuamente "minacciato" da adempimenti burocratici che occupano buona parte del suo tempo a scapito della qualità del progetto. Non mi sembra poi che il continuo legiferare in materia edilizia degli ultimi 20 anni abbia portato grande qualità nell'edilizia delle nostre città. La domanda allora è: a che scopo legiferare se non si migliora la situazione? Abbiamo bisogno di meno leggi, che siano più chiare e anche più severe, ma con l'obiettivo di migliorare.