La mia esplorazione costante della città non poteva trascurare quella evidente ferita rimasta aperta tra via Giulia, il vicolo della Moretta e il vicolo del Malpasso dopo le varie demolizioni avvenute tra la fine del XIX secolo e gli anni del fascismo.
Nella porzione di lotto costruita è compresa anche la piccola chiesa di San Filippo Neri la cui elegante e minuta facciata tardo-barocca realizzata su progetto di Filippo Raguzzini, quello dei palazzetti tutti curve di piazza Sant'Ignazio, è inglobata nello strano e incompleto prospetto in parte vuoto che affaccia su via Giulia.
La storia della Moretta è strettamente legata per ragioni spaziali e storiche al vicino largo Perosi che la separa dal lungotevere e dal ponte Mazzini lasciandone del tutto libera la vista.
Inevitabile
allora riprendere il filo di quel discorso un po' articolato e non così
lineare che riguarda la rigenerazione degli spazi della città, già
affrontato su questo blog in post come Piazza dell'Oro | Roma moderna | Via Guido Reni | piazza del parlamento.
Ho da molti mesi tra le bozze questo post su via Giulia, con la raccolta dei principali articoli e post sul progetto
a firma di Cordeschi proposto sopra il parcheggio nel lotto libero tra la chiesa di San
Filippo Neri e il lungotevere dei Tebaldi/Sangallo davanti al ponte
Mazzini, dopo il concorso ad inviti di idee gratuite fatto dall'amministrazione Alemanno.
Oggi il parcheggio
sotterraneo sopra i soliti resti archeologici inaspettatamente
(ironico) rinvenuti durante il cantiere è stato finalmente completato,
ma l'edificio sopra non è stato costruito per l'opposizione di comitati di residenti, intellettuali ecc... e anche il lotto della Moretta è rimasto quasi inalterato ma con sempre più auto in sosta e più degrado.
Il caso in questione, probabilmente come molti altri o forse tutti quelli di parti urbane incomplete non ricostruite, è molto specifico perchè legato a circostanze particolari e alla storia del luogo. Indipendentemente da questo però, dove si rinuncia per incapacità a trovare un compromesso per trasformare coscientemente uno spazio urbano, in realtà ci si illude di preservare qualcosa senza sapere bene cosa sia. Si tratta quasi di un bisogno esistenziale, spesso poco sensato.
La città infatti è un organismo vivo e come tale si trasforma, non resta mai com'era a dispetto dell'impressione che si può avere, e in genere tende ad occupare gli spazi con le necessità più basilari e spesso con quelle dei più prepotenti.
A Roma, come già visto nei casi di piazza del parlamento e Piazza dell'Oro la passività ha generato spazi piuttosto brutti e degradati (utilizzati in genere per la sosta delle auto) e mai purtroppo ha visto dei miglioramenti dal basso o dall'alto.
L'evoluzione naturale, o ecologica come la chiamano i sociologi urbani, della città contemporanea è legata soprattutto alla mobilità e in mancanza di capacità organizzative che permettano di risolvere il problema in maniera accettabile, gli spazi liberi vengono occupati dai mezzi di trasporto soprattutto in sosta e le auto così ingombranti diventano nei contesti storici a scala umana vere protagoniste del paesaggio urbano a livello strada.
Non a caso infatti anche il vuoto della Moretta ha oggi e da molti anni ormai lo stesso destino, quello cioè di un luogo sospeso, maltrattato e privo di significato, con tanti saluti al paesaggio urbano millenario che lo circonda. Sembrerebbe anzi che negli ultimi anni anche via Giulia sia diventata, in una triste parabola di decadenza che sembra inarrestabile, una strada-parcheggio.
Confesso che avevo un po' di paura ad andare a vedere la situazione dopo la realizzazione del parcheggio (semi-)interrato e mentre scrivo dopo averlo visto cerco di capire il senso di un articolo, l'ennesimo, che vorrebbe una Roma che ama e conserva le sue bellezze soprattutto per aprirsi al futuro e ampliare il suo benessere.
Mi sembra un po' inutile rivedere tutti i progetti di riqualificazione fatti negli anni anche prima delle più recenti vicende legate al parcheggio, perchè spesso il tempo cambia i gusti e le esigenze. Forse dopo che sarà realizzata la sistemazione a giardino davanti al lotto della Moretta si potrà ripensare al suo destino e rivedere tutti i progetti pensati nel tempo cercando di capire come si può rimarginare questa ferita nel tessuto urbano.
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