11 ottobre 2017

Capolavoro trascurato

L'architettura moderna a Roma, e non solo a Roma, ha una vita difficile per una serie di ragioni diverse legate alle sue caratteristiche materiali, alla difficoltà abbastanza tipica della cultura italiana nell'accettare il gusto moderno e a motivazioni ideologiche che la fanno coincidere più per motivi temporali che formali con il regime fascista di Mussolini. 
Proprio per combattere contro queste difficoltà è nata DOCOMOMO italia, sezione nazionale dell'organizzazione Docomomo international sigla do.co.mo.mo che sta per documentation and conservation of modern movement.

Capolavoro trascurato

La Casa delle Armi detta anche Accademia della Scherma di Luigi Moretti al Foro Italico rappresenta forse uno dei casi più emblematici delle difficoltà di sopravvivenza dell'architettura moderna in Italia, caso in cui la condotta dello Stato italiano è stata per molti anni ed è ancora oggi allo stesso tempo incomprensibile e vergognosa.
Mi piace qui ricordare la scomparsa recente di due professori romani entrambi molto affezionati all'opera morettiana come Giorgio Muratore e Sergio Poretti.
 
Muratore, da fine intellettuale qual'era, avrebbe voluto trasformare l'edificio-icona del razionalismo italiano nel Museo dell'architettura del XX secolo. Con la sua tagliente ironia sottolineava come questo avrebbe dato una funzione all'inutile Ponte della Musica collegandolo con il polo culturale formato dall'Auditorium e dal MAXXI al quale avrebbe restituito la sua vera missione di promozione e diffusione dell'arte e dell'architettura contemporanea.
(Fonte: Giuseppe Pullara, Le meraviglie nel vuoto, corriere della sera aprile 2013)
Poretti con il suo tratto ingegneristico aveva sottolineato la complessità di un edificio che mostra un volto molto ordinato dietro il quale nasconde una struttura ardita in cemento armato, composta di due grandi pensiline sfalsate, completamente indipendenti, anche nelle fondazioni. (Fonte: LUIGI MORETTI, CASA DELLE ARMI FORO ITALICO, ROMA, 1933-36)
 
Ho già avuto modo di occuparmi su questo blog dei problemi di manutenzione legati all'architettura moderna quando ho pubblicato rovine moderne?, traduzione dell'interessante articolo di Alejandro Hernández Gálvez, direttore editoriale del blog messicano Arquine, che si concentra proprio sulla condizione materiale dell'architettura moderna.
In effetti il bel rivestimento esterno in marmo ha permesso all'edificio di Moretti di conservarsi piuttosto bene negli anni nonostante tutto, ma l'uso molto diffuso del calcestruzzo e degli intonaci su volumi puri non protetti dagli agenti atmosferici ha segnato la vita di molti capolavori moderni riducendoli quasi alla condizione di ruderi. 
 
Il caso della ex Gil di Viale Adriatico a Montesacro progettata da Gaetano Minnucci con la sua bellissima piscina all'aperto è ancora tristemente attuale e al degrado dei materiali si è aggiunto quello culturale che ha permesso di aggiungere in facciata vari corpi scala di sicurezza senza alcuna sensibilità architettonica. Purtroppo i casi di degrado dovuto alla trascuratezza se non addirittura di demolizione non sono così rari. L'edificio ex Gil di Trastevere sempre di Luigi Moretti ha vissuto moltissimi anni di abbandono e degrado prima di essere restaurato e trasformato in spazio espositivo della Regione Lazio, anche se non so se oggi sia ancora utilizzato.
La chiave è proprio quella di riuscire a ritrovare, quando non resti quella originale,  una funzione compatibile e sostenibile economicamente per reinserire questi edifici  nel tessuto urbano. 
Un caso recentemente alla ribalta delle cronache è quello delle tribune dell'Ippodromo di Tor di Valle di Lafuente, inutilizzate e degradate, che si trovano nell'area scelta per il nuovo Stadio della Roma nel cui progetto si è deciso di demolirle senza neanche pensarci. Un classico esempio della considerazione mediamente riservata all'architettura moderna.


Pensilina di collegamento
 
Tornando quindi alla nostra Casa delle Armi, oggi in mano al Coni dopo essere stata utilizzata per anni come aula bunker, oltre ad aver bisogno di un restauro con ripristino dello stato originale soprattutto nel collegamento tra i due volumi, deve trovare una nuova funzione che le permetta di essere vissuta e di costruire un bilancio per la sua manutenzione futura.
L'idea del professor Muratore del Museo dell'architettura del Novecento è molto interessante, visto che non esiste e si tratta di un tema forte per la nostra cultura che viene studiato sempre di più fuori dai nostri confini, ma se proprio non si vuole togliere la scena al MAXXI si potrebbe pensare eventualmente anche ad una Fondazione che prenda spunto ad esempio da quella ospitata a Parigi nella Maison La Roche di Le Corbusier.

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