8 maggio 2012

un piano per le città

La proposta lanciata ufficialmente circa un mese fa dall'ANCE in un convegno a Roma e rilanciata a Milano il 20 e 21 aprile, sembra diventare sempre più reale. 
Secondo alcune agenzie di qualche giorno fa il presidente Buzzetti, dopo un incontro con il vice-ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Mario Ciaccia, ha confermato che il Piano si farà e in tempi brevissimi.
Del resto lo stesso Ministro Corrado Passera nel suo intervento a Roma, aveva definito quella dei costruttori una super idea, promettendo di abbozzare già una proposta entro l'estate. 



Sembra incredibile vedere insieme in questa iniziativa i costruttori dell'ANCE, padroni di casa nel bell'auditorium di Via Guattani, gli architetti attraverso il CNA e gli ambientalisti di Legambiente
Il fatto poi che siano stati proprio i costruttori ad organizzare e ospitare una giornata di studi in cui si parla di città, qualità della vita, riqualificazione urbana ed energetica, attraverso un lavoro di squadra è una notizia bomba!
Si è partiti dallo studio del Censis, illustrato da Sampaolo, che ha puntato l'attenzione sulla città, oggi di nuovo al centro del dibattito, con i problemi della sostenibiltà energetica e la grande ribalta dei temi della qualità della vita. 
Nelle classifiche mondiali stilate annualmente da vari organismi internazionali e riviste, aggiungo io, le città italiane sono clamorosamente assenti dalle prime posizioni e pagano così un prezzo altissimo dovuto alla mancanza di una vera politica coordinata per la città.
La realtà italiana è fortemente caratterizzata dalla proprietà privata molto diffusa delle residenze e da un'espansione dei territori urbanizzati che, a causa di forti carenze nei sistemi della mobilità pubblica, ha aumentato a dismisura l'utilizzo dell'auto (75% degli spostamenti).
Il presidente del Censis De Rita ha parlato di fine di un ciclo economico e sociale, legato all'individualismo e al culto della proprietà, che deve lasciare il posto ad un nuovo "fare sistema".
Buzzetti, presidente dell'ANCE, ha sottolineato che il 70% del patrimonio edilizio ha più di 50 anni e ha bisogno di essere riqualificato, senza portare altro consumo di suolo. 
L'idea è quella di un Contratto di Riqualificazione condivisa tra proprietà, amministrazione, progettisti e costruttori. 
Del Rio, sindaco di Reggio Emilia e presidente dell'ANCI ha ribadito la disponibilità dei Comuni a lavorare per i processi di trasformazione urbana, criticando la mentalità centralista dello Stato, che da un lato spende con leggerezza e dall'altro taglia i contributi ai Comuni.
Franco, Banca d'Italia, ha parlato del ritardo economico rispetto alla Germania, dovuto soprattutto al settore delle costruzioni, dove per ogni euro di spesa se ne generano 1,46 in termini di PIL.
Karrer ha proposto un Piano Urbano delle Costruzioni e dell'Architettura, lamentando la totale mancanza di politiche economiche di ampio respiro per le città sin dagli anni '70. Politiche centrali per soluzioni locali, dicono gli americani. Meglio lavorare per settori funzionali che per ambiti geografici, ma l'amministrazione pubblica deve tenere sempre il timone nelle operazioni di partenariato e fare le scelte strategiche a monte.
Zanchini di Legambiente ha evidenziato i troppi vincoli per gli interventi sul patrimonio esistente, la mancanza di un organismo forte che si occupi di città e edilizia pubblica e il ritardo infrastrutturale nei trasporti pubblici, dovuto allo squilibrio negli investimenti (70% su strade e autostrade, 15% sulle metropolitane).

2 commenti:

  1. l'idea è ottima, ma non è neanche un'idea, è semplicemente quello che si deve fare.Un paese devastato da 50 anni di abusi ed operazioni speculative non attende altro che essere interamente "restaurato".Una svolta storica, un campo infinito che si apre a moltissime professionalità. La dignità restituita agli architetti a cui si chiederebbe di disegnare insediamenti possibili poggiati su un totale riassetto idrogeologico, facendo risorgere il paesaggio soffocato e liberando tessuti urbani e monumenti variamente insultati, dando forma a spazi urbani contemporanei ma consapevoli della più bella tradizione del mondo,collaborando con specialisti del risparmio, o meglio dell'autonomia energetica degli edifici e della infinita accessibilità di ogni spazio,e del confort tecnico, senza rubare il mestiere a nessuno ma offrendo la propria "specializzazione" nell' "arte di costruire la città".Qualcosa che comincia e che dura diventando il modo naturale di fare, e su cui si rifondano le discipline e le scuole, si "riforma" finalmente l'urbanistica del paese, superando l'era della crescita dimensionale e passando a quella della rinascita.
    A meno che le buone intenzioni non si infrangano ancora contro i contorcimenti epistemiologici o il mero cattivo gusto degli architetti frastornati tra postmodern, neomodern e arabian international style e la perentorietà della speculazione economica, lasciando alle fine tutto dove sta, solo ingrassato dai premi di cubatura e con qualche pannello fotovoltaico sul tetto.

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  2. Il rischio è sempre dietro l'angolo, però non c'è dubbio che bisogna almeno tentare e questo potrebbe essere un sistema per farlo, viste le difficoltà dell'urbanistica "tradizionale".
    Aspettiamo fiduciosi gli sviluppi.

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