Città giardino aniene è un libro piuttosto interessante sul quartiere romano di Monte Sacro, uscito il mese scorso e presentato giorni fa alla Casa dell'architettura di Roma.
Città
Giardino Aniene edificata all’inizio degli anni ’20 come zona destinata
alla media borghesia rappresenta, con i suoi 150 ettari di estensione,
l’esempio più importante di realizzazione di “città giardino” in Italia.
Il
volume, attraverso un’approfondita ricerca archivistica e il
reperimento di materiale inedito, sottolinea la rilevanza storica e
architettonica del quartiere, ricostruendone le fasi di progettazione e
realizzazione a cui hanno partecipato molti dei protagonisti
dell’architettura italiana di quel periodo, quali Gustavo Giovannoni,
Marcello Piacentini, Innocenzo Sabbatini, Vincenzo Fasolo, Mario Marchi
ed altri.
Partendo dalla constatazione che con il "nuovo" PRG il quartiere è divenuto città storica da tutelare, gli architetti autori del libro evidenziano la grande attualità di città giardino nella nuova visione policentrica che il piano ha voluto introdurre.
Sembra quasi un paradosso che proprio un quartiere nato al di fuori dei confini del PRG dell'epoca, quello del 1909 di Ernesto Nathan e Edmondo Sanjust, si ritrovi oggi non solo all'interno del PRG, ma anche inserito come città storica, a meno di un secolo di distanza dal progetto urbanistico, tempo piuttosto breve se consideriamo l'età della città di Roma e del suo patrimonio edilizio storico.
Alla
vigilia della trasformazione dei decentramenti circoscrizionali, oggi
Municipi, in piccoli comuni metropolitani sotto il controllo di Roma
Capitale e della Città Metropolitana, gli episodi cittadini conclusi,
riusciti e ricchi di caratteri specifici, possono essere considerati
degli ottimi punti di partenza per ricostruire le identità dei diversi
territori.
Citta giardino a Monte Sacro da google maps
Città Giardino è senz'altro uno di questi e rappresenta uno degli esperimenti urbani romani meglio riusciti, anche se è poco documentato e ancora meno divulgato da storici, teorici ed architetti, soprattutto se paragonato ad altri quartieri più o meno contemporanei come Garbatella e San Saba, che invece sono già stati ampiamente studiati e rivalutati.
Probabilmente uno dei motivi di questo "ritardo" risiede nella falsa credenza che il quartiere sia stato completamente stravolto negli anni, ma nonostante le sostituzioni con tipi edilizi più intensivi e il riempimento di alcuni spazi aperti, conserva intatto il suo impianto viario progettato da Giovannoni nel 1920, oltre a numerosissimi edifici dell'epoca, come documentato molto bene nel bel catalogo delle permanenze nella parte finale del libro.
Riprendendo le ricerche e le sperimentazioni urbanistiche delle città giardino inglesi,
Giovannoni disegna il quartiere partendo proprio dagli elementi
naturali esistenti, il fiume con le sue anse e l'orografia del terreno
con le sue colline, mettendo in pratica, attraverso l'ampio uso del verde e il disegno compiuto dell'insediamento, l'idea di sintesi tra il modello urbano e quello rurale.
Grande attenzione naturalmente viene posta nel progetto degli edifici, villini e semintensivi in stile eclettico che presentano un'ampia ricerca progettuale ispirata al liberty e al cosiddetto barocchetto romano, ma anche nel disegno degli spazi aperti, come strade, piazze, slarghi, giardini, scalinate e muri di contenimento, elementi che più di tutti probabilmente contribuiscono oggi a mantenere l'idea originaria che ha fatto nascere e crescere questo pezzo di città.
Il fulcro del quartiere è piazza Sempione, che si trova sull'asse del ponte sull'Aniene (da qualche anno quello romano è chiuso al traffico) e rappresenta forse uno degli ultimi tentativi di realizzare una nuova piazza a Roma, con la chiesa di Giovannoni e gli edifici di Sabbatini.
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