3 giugno 2013

committenti

La provocazione sugli architetti "servi del potere", lanciata da Daniel Libeskind, che si è scagliato contro i colleghi che lavorano per i «nuovi dittatori» è rimbalzata tempo fa sulle pagine del corriere con l'articolo Servire il potere, lite tra archistar
[…] Primi fra tutti quelli che stanno realizzando grandiosi progetti in Cina, come Rem Koolhaas (China Central Television)... Oltre a Koolhaas gli strali di Libeskind sarebbero contro Herzog & de Meuron (Stadio nazionale) e gli italiani Massimiliano Fuksas (per l'aeroporto di Shenzen) e Vittorio Gregotti (per la new town di Jiangwan).[…]
[…] Aggiunge Gregotti: «Se c'è un esempio di rispecchiamento del potere è proprio quello di Libeskind. Tutti i suoi progetti sono espressioni al servizio del potere finanziario, esempi di adesione al potere, sono come architettura stalinista. Il mio intervento in Cina non è al servizio del grande dittatore, ma dello scongelamento della Cina.[…] 
[…]  Si tratta di un discorso pericoloso quello tra architettura e potere e si tratta di architetture che, spesso, non reggono ai tempi. Lo ricorda lo storico Francesco Dal Co a proposito delle opere bulgare di Georgi Stoilov, che celebravano il regime. La Casa del partito sul monte Buzludja, una sorta di pantheon, «è completamente abbandonata. Rapidamente il tempo ha provveduto a trasformare in una rovina questa costruzione così pretenziosamente e insensatamente moderna».[…]

 

Sembra un po' sterile la gara tra questi famosi e ricchi architetti per dimostrare chi ha i committenti migliori o forse meno discutibili.  
Cercare poi, come hanno fatto alcuni di loro, di accomunare degli imprenditori, anche se molto speculatori e senza scrupoli, con dei tiranni o dei regimi autoritari al limite della dittatura, mi sembra un esercizio di equilibrismo incredibile, che forse sarebbe meglio evitare. 
Il passo successivo potrebbe essere quello di analizzare la connotazione politica del tiranno, ma la storia ha dimostrato che, anche nella loro diversità, i tiranni sono tutti tiranni.

Avevo scritto tempo fa del bel libro di Sudjic  architettura e potere, sul tema della committenza in architettura, argomento talmente importante, oggi più che mai con il mercato che si sta allargando sempre di più a "nuovi mondi", da essere sempre di attualità. 
Sarebbe meraviglioso riuscire ad avere abbastanza lavoro da poter scegliere i committenti, ma mi sembra difficile visto che probabilmente oggi, in tempi di crisi globale, non se lo possono permettere neppure le star dell'architettura.

Cerchiamo di non dimenticarci però che quello dell'architetto dovrebbe essere un mestiere, naturalmente da svolgere sempre nel rispetto delle leggi e della deontologia professionale, non un impegno politico o morale.   
Se l'architetto nel corso del tempo si fosse fatto carico anche di questi problemi, oggi probabilmente ci potremmo scordare gran parte del patrimonio architettonico mondiale e non avremmo conosciuto le opere di molti grandi architetti della storia, che oggi ammiriamo e studiamo, senza farci grandi domande sull'etica dei loro committenti. 

Io quindi cercherei di riservare le energie per fare il proprio lavoro nella maniera migliore e lasciare a storici e sociologi analisi di questo tipo.

2 commenti:

  1. Carlo Scarpa un giorno disse "cerco un faraone che mi faccia costruire una piramide"...
    saluti!
    cristiano

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