Oggi
si parla molto di città compatta, considerandolo forse l'unico modello
valido sostenibile e noi italiani ed europei sappiamo bene di cosa si
tratta perchè ci basta camminare nei nostri centri storici e per alcune aree urbane già consolidate per vederne gli effetti.
Veduta aerea di Edinburgo da ecocompactcity.org |
Le grandi città invece, soprattutto a partire dalla seconda metà del
secolo scorso, sono cresciute con criteri piuttosto diversi e questo ha
contribuito in maniera decisiva a creare degli agglomerati urbani molto estesi in cui si è persa quasi completamente l'idea e il senso di città, almeno per come noi l'avevamo intesa fino a quel tempo.
Come abbiamo studiato un po' tutti noi architetti sui libri di urbanistica, ci sono stati due principali modelli di sviluppo dell'urbanistica moderna: quello di stampo anglosassone delle città giardino e quello europeo e cartesiano derivato dalle teorie funzionaliste dei CIAM.
A parte le teorie e i libri però, è piuttosto facile, oltre che necessario, vedere i risultati nella realtà, analizzando il tipo di città che ne è derivata, gli spazi che ha generato e soprattutto il rapporto che si è creato con le persone che li vivono.
Nel
primo tipo, adottato in tutto il mondo anglosassone,
si è aumentata molto la dimensione urbanizzata della città, generando il
cosiddetto sprawl, mantenendo però un ottimo rapporto tra costruito e verde. La scala degli edifici è rimasta in genere a misura d'uomo e lo stretto rapporto tra pubblico e privato ha permesso di mantenere un alto decoro degli spazi pubblici già solo grazie al modello di sviluppo scelto, poichè questi vengono percepiti come una sorta di estensione dello spazio privato. L'aspetto negativo invece è dato dal notevole consumo di territorio, dalla difficoltà e dal costo sostenuto per garantire i servizi pubblici a tutti, soprattutto nel caso dei trasporti
collettivi che divengono spesso impossibili, costringendo la
popolazione all'utilizzo indiscriminato dell'auto, unico mezzo che
consente loro di raggiungere le zone più centrali.
Nel secondo tipo, quello derivato dalle teorie funzionaliste, si sono ampliati in generale gli spazi della città, soprattutto quelli aperti
e più difficili da gestire, avendo quindi gli stessi aspetti negativi
del modello americano, cioè alto consumo di suolo e necessità di usare
l'auto. A questi però va' aggiunto quello della perdita della scala
umana, dovuta sia alla grande dimensione degli edifici che degli
spazi pubblici, fattore fondamentale per spiegare il disagio di vivere
in certi quartieri, in cui è spesso molto difficile acquisire quel senso
di appartenenza che consente di stare meglio e di rispettare di più gli
spazi comuni e pubblici.
In entrambi i modelli di sviluppo ha prevalso l'utilizzo dell'auto privata a scapito dei sistemi di spostamento da sempre più adatti all'uomo, come camminare o andare in bicicletta.
In entrambi i modelli di sviluppo ha prevalso l'utilizzo dell'auto privata a scapito dei sistemi di spostamento da sempre più adatti all'uomo, come camminare o andare in bicicletta.
Infatti un altro fenomeno che sta contribuendo negli ultimi anni a preferire la città compatta a quella diffusa è l'utilizzo sempre maggiore della bicicletta, che in alcuni casi, come in quello della città di Copenhagen, è divenuto addirittura il simbolo della politica pubblica dei trasporti in chiave di risparmio energetico e di qualità dell'aria e quindi di salute dei cittadini.
Cycling in Copenhagen da Wikipedia |
Il successo del modello danese sta interessando molto gli Stati Uniti, tanto che molte persone che vivono nelle maggiori aree urbane
statunitensi hanno iniziato ad utilizzare la bicicletta. Sembra proprio
che il suo utilizzo per gli spostamenti abbia una lunga serie di
benefici anche economici sulla città, come ha ricordato mesi fa il
Guardian in Four reasons US business leaders want to import Danish-style cycling.
Cyclists on Market Street San Francisco Photograph: People For Bikes |
Il mercato immobiliare migliora perchè le piste ciclabili creano un ambiente più sicuro e più piacevole anche per i pedoni e una qualità di vita più elevata.
La presenza di piste ciclabili poi aiuta le aziende ad avere i lavoratori più dotati di talento, quelli alla ricerca di città migliori, oltre a renderli più sani e più produttivi.
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