Dopo aver pubblicato tempo fa Nuvola e Grandi Opere per cercare di capire se i tempi e i costi dell'opera, soprattutto rispetto alle previsioni, fossero veramente così sproporzionati in confronto a interventi europei simili (sembrerebbe proprio di no...), mi ero ripromesso di ritornarci una volta che il cantiere fosse veramente terminato rendendo possibile entrare a vedere dal vivo almeno gli spazi comuni di ingresso e l'atrio.
La lettura dell'interessante articolo di Luca Silenzi che analizza l'edificio dell'Eur in parallelo con la Filarmonica di Amburgo, con un'intuizione avuta anche da me che avevo aggiunto al confronto quella di Parigi e i manifesti visti in giro su Roma Sposa alla Nuvola mi hanno dato lo spunto per riprendere dopo molti mesi quel filo rimasto pendente.
La leggerezza e la pesantezza (cit. Milan Kundera) |
La foto qui sopra (già pubblicata sulle mia pagine Instagram e Facebook) è stata scattata dall'interno del grande atrio a tutta altezza; si vede molto bene da sotto la grande Nuvola, ma anche le imponenti strutture che la sorreggono in cui corrono gli ascensori.
Nell'architettura, come nella vita del resto, l'apparente e agognata leggerezza finisce per trasformarsi spesso in un'incredibile pesantezza.
Nell'architettura, come nella vita del resto, l'apparente e agognata leggerezza finisce per trasformarsi spesso in un'incredibile pesantezza.
Ma davvero la pesantezza è terribile
e la leggerezza meravigliosa? Il fardello più pesante ci opprime, ci piega, ci
schiaccia al suolo...
Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica. Al contrario, l'assenza assoluta di un fardello fa si che l'uomo diventi più leggero dell'aria, prenda il volo verso l'alto, si allontani dalla terra, dall'essere terreno, diventi solo a metà reale e i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato. Che cosa dobbiamo scegliere allora? La pesantezza o la leggerezza? (Milan Kundera: L'insostenibile leggerezza dell'essere, 1984)
Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica. Al contrario, l'assenza assoluta di un fardello fa si che l'uomo diventi più leggero dell'aria, prenda il volo verso l'alto, si allontani dalla terra, dall'essere terreno, diventi solo a metà reale e i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato. Che cosa dobbiamo scegliere allora? La pesantezza o la leggerezza? (Milan Kundera: L'insostenibile leggerezza dell'essere, 1984)
La Nuvola e il suo riflesso |
Molti dei retorici e discutibili discorsi sull'inutilità delle Grandi Opere, validi in caso dopo averla constatata e quindi irrilevanti prima del suo completamento soprattutto se osteggiano l'architetto e il progetto invece di occuparsi delle sue potenzialità, crollano trovandosi in questo spazio incredibile fatto di trasparenze e riflessi. Difficile associarlo alla leggerezza vista la quantità di acciaio presente certamente non in profili sottili e le grosse strutture ben piantate a terra per sostenere la nuvola, ma è senza dubbio molto bello.
Mostri contemporanei |
Credo che ogni edificio pubblico o con un impatto sullo spazio pubblico debba essere valutato sia dal punto di vista del significato che della funzionalità, essendo ciascuna delle due componenti da sola insufficiente e ritengo questa doppia lettura fondamentale per la corretta comprensione dello spazio pubblico contemporaneo ormai slegato da ogni regola critica. A questo proposito direi che la lettura dell'articolo di Joseph Rykwert è fondamentale.
Un'altra questione secondaria ma in qualche modo legata al significato, è tutta l'attività di promozione dell'immagine
dell'edificio che coinvolge sia la committenza che il progettista, non
sempre con obiettivi condivisi, prima, durante e dopo la realizzazione.
Nel caso della Nuvola l'attività di promozione
dell'immagine attraverso schizzi e rendering, sia per la sua forza simbolica che per l'importanza del progettista, ha oscurato tutto
il resto a partire dalla programmazione del suo funzionamento.
Sandro lazier sul Centro Congressi di Fuksas |
Apprezzo lo stile profondo e chiaro di Lazier, architetto filo-zeviano autore del blog antiTHesi e ho letto con interesse le sue considerazioni sul Centro Congressi. Giustamente rifiuta anche senza scriverlo chiaramente quel sottofondo infastidito (e invidioso) che demonizza l'edificio per colpire il cattivo Fuksas e usa l'architettura per battaglie politiche fini a se stesse.
Due sono le ragioni principali su cui punta per difendere e analizzare il progetto senza condizionamenti: una riguarda i costi e l'altra la simbologia.
Sulla prima sono perfettamente d'accordo nel senso che parlare di costi spropositati è molto discutibile dato che, come scrive giustamente Lazier, se le architetture dovessero
nascere in ossequio a questa banalissima evidenza etica, Roma non sarebbe il
capolavoro che conosciamo. Il costo alto in assoluto è una sciocchezza in una città così importante, in un luogo così strategico e per una funzione di tale livello; ha rilevanza solo se ci si concentra sulle carenze nella gestione e nella progettazione per non ripeterle in futuro.
Sulla simbologia invece non sono troppo convinto, perchè è vero che è stata concepita per contenere sale ed auditorium in una configurazione informale rispetto all’involucro
stereometrico che la ospita, ma è anche vero che la realizzazione con una scatola pesante e poco permeabile e il rivestimento anche se leggerissimo di un complicato e pesante sistema di nervature in acciaio che poggia su enormi strutture indebolisce molto l'idea simbolo, rendendola rispetto alla città molto meno evidente della Teca e della Lama.
Lama e Teca viste dal retro |
La brillante intuizione di trattare con un colore scuro il rivestimento vetrato della Lama per renderne meno evidente l'interno temporaneamente vuoto, si sarebbe potuta replicare variandola naturalmente nel colore e nella tessitura sui fianchi della Teca, soprattutto su quello visibillissimo di viale Asia in asse con via Stendhal, per dissimulare il poco elegante groviglio di scale e pianerottoli che è il biglietto da visita per il visitatore che arrivi da lì e dare nello stesso tempo più forza alla visione frontale che meglio di tutte mostra la Nuvola.
Un altro aspetto che avrebbe contribuito a preferire una soluzione meno vetrata, almeno in alcune sue parti, è quello della pulizia sia nel senso della manutenzione con difficoltà e costi non difficili da immaginare che in quello metaforico dei dettagli che non sembrano molto curati.
Un altro aspetto che avrebbe contribuito a preferire una soluzione meno vetrata, almeno in alcune sue parti, è quello della pulizia sia nel senso della manutenzione con difficoltà e costi non difficili da immaginare che in quello metaforico dei dettagli che non sembrano molto curati.
Dettaglio della Teca su viale Asia |
La questione urbana e quella della gestione del Nuovo Centro Congressi e in generale dell'Eur come porta sud non solo direzionale della città è probabilmente la più importante e allo stesso tempo la più preoccupante. La programmazione di eventi come Roma Sposa non sembra consona e ci si aspetterebbe sicuramente un respiro e un livello diversi per una città con il fascino senza tempo e il clima invidiabile di Roma. L'albergo, anche in conseguenza di questa difficile partenza, non trova acquirenti ed è ancora vuoto anche se il colore scuro lo dissimula. La triste condizione di ruderi delle torri vicine, l'utilizzazione scellerata dello spazio pubblico trasformato in garage e mercatino permanente e lo stato di semi abbandono di edifici e strutture museali importanti oscurano in maniera preoccupante lo splendore di un quartiere bello e completo che meriterebbe una ribalta internazionale che invece non riesce ad avere.
La Teca e gli scheletri delle Torri ex Finanze |
In appendice qui di seguito trovate un paio di post con foto e considerazioni estemporanee scritte in passato sulla Nuvola e sull'Eur e pubblicati sulla pagina facebook omonima di questo blog, che ritengo utili e in qualche modo ancora attuali.
In attesa di vederlo bene dal vivo, se sarà mai aperto al
pubblico come da volontà espressa dal presidente di EUR spa Diacetti, non resta
che limitarsi ad alcune considerazioni generali.
Si tratta di un edificio complesso, ma anche in un certo qual modo di un complesso di edifici: la Nuvola, la Teca e la Lama. Uno, la Lama, è proprio separato come si vede bene dalla foto e ospiterà un albergo quando si troverà un acquirente; è scuro proprio per non mostrare che è temporaneamente vuoto. Gli altri due sono insieme, o meglio sono uno dentro l'altro; la Teca infatti è il grande involucro vetrato che contiene la Nuvola. La Nuvola quindi, quella che da il nome a tutto l'edificio, al complesso, è proprio l'oggetto meno visibile, la parte più "intima", quella che non dialoga con il paesaggio urbano dell'Eur. A pensarci bene è quasi un paradosso per un edificio progettato da un architetto "strabordante" come Fuksas che l'elemento più importante sia il meno visibile, quello che in nessun modo entra a far parte dello "skyline" romano.
Si tratta di un edificio complesso, ma anche in un certo qual modo di un complesso di edifici: la Nuvola, la Teca e la Lama. Uno, la Lama, è proprio separato come si vede bene dalla foto e ospiterà un albergo quando si troverà un acquirente; è scuro proprio per non mostrare che è temporaneamente vuoto. Gli altri due sono insieme, o meglio sono uno dentro l'altro; la Teca infatti è il grande involucro vetrato che contiene la Nuvola. La Nuvola quindi, quella che da il nome a tutto l'edificio, al complesso, è proprio l'oggetto meno visibile, la parte più "intima", quella che non dialoga con il paesaggio urbano dell'Eur. A pensarci bene è quasi un paradosso per un edificio progettato da un architetto "strabordante" come Fuksas che l'elemento più importante sia il meno visibile, quello che in nessun modo entra a far parte dello "skyline" romano.
Definire l'Eur un quartiere di uffici è giusto, ma anche molto riduttivo visto che oltre ad avere elevate qualità paesaggistiche, verde diffuso con un bel parco e un laghetto, è anche un quartiere residenziale. Lo è soprattutto nelle aree meno centrali e meno conosciute, ma non solo. Basta osservare questa foto scattata dall'Archivio Centrale dello Stato per rendersi conto che proprio in primo piano a destra e a sinistra ci sono delle palazzine quasi inghiottite dallo sviluppo verticale dell'intorno. Subito dietro infatti si elevano a sinistra le torri ex finanze di Ligini dal futuro incerto e a destra l'hotel "lama" e il nuovo centro congressi prossimo all'apertura. Sullo sfondo della propspettiva di Viale Europa si vede in lontananza il tempio, la Basilica dei Santi Pietro e Paolo. Come detto quindi si tratta di un quartiere piuttosto vario, che potrebbe essere felicemente rilanciato grazie ai congressi, all'acquario in costruzione sotto il laghetto e se possibile anche al riutilizzo delle torri restaurate e al rilancio di alcuni musei poco valorizzati e visitati. Le potenzialità sono enormi e non mi dite che la Defense è più bella perchè non c'è proprio paragone...
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