Due interviste, una ad un architetto e l'altra ad un committente, ci dicono ancora una volta molto sui problemi che incontra l'architettura e quelli che se ne occupano nel nostro paese.
L'architetto è Mario Bellini, intervistato qualche mese fa dal Giornale dell'architettura Mario Bellini: il vero problema è lo spreco di risorse pubbliche e di lavoro progettuale che dice: "il vero problema è lo spreco di risorse pubbliche e di lavoro progettuale"
Il committente è Heiner Oberrauch, Presidente di Salewa, azienda alla ribaltà per la sua nuova sede di Bolzano firmata Zucchi e Park Associati, intervistato da Progetti e Concorsi, La nuova sede Salewa, fa notare: "sei anni per l'iter amministrativo, in Austria sarebbero bastati 3 o 4 mesi."
Probabilmente in queste brevi frasi di due attori, che hanno avuto modo di conoscere il mondo dell'architettura e delle costruzioni nell'Italia di oggi, si racchiudono già tutte le difficoltà che vivono professionisti e committenti per riuscire a portare a termine un progetto. Si tratta comunque di due esempi "positivi", di persone che con ruoli e modalità diverse, sono riuscite ad intervenire sulla scena architettonica italiana. Questo dimostra ancora una volta che in Italia esistono progettisti capaci di vincere concorsi e di costruirli, all'estero più che qui e imprenditori illuminati che promuovono l'architettura di qualità e ne riconoscono il valore aggiunto.
Per Bellini un 2012 ricco di inaugurazioni, da Bologna al Louvre. Molti cantieri internazionali, pochi italiani. In Italia concorsi vinti, ma progetti fermi. Niente di strano, ormai siamo abituati a conoscere le nostre eccellenze vedendole operare quasi ovunque all'estero.
Perché in Italia si muove poco o nulla? Non è esatto dire che in Italia si fa poco o nulla. In realtà si fa, eccome. Ma, purtroppo, spesso si fa male e si spreca. Si sprecano soldi e occasioni irripetibili, si compromettono il patrimonio ambientale e quello storico...
...La mia esperienza diretta d’incarichi pubblici (ovviamente acquisiti sempre per concorso) a Melbourne, a Essen e a Parigi, è stata assolutamente positiva. Non del tutto in Italia, dove il mio progetto per la grande biblioteca pubblica di Torino, risultato vincitore in un concorso internazionale del 2001, nonostante sia stato esemplarmente bandito e condotto dall’amministrazione comunale, è tuttora sospeso per una norma introdotta da una recente Finanziaria che ha ridotto i margini d’indebitamento ai Comuni... A Bologna ha avuto meno difficoltà… Palazzo Pepoli è l’eccezione che conferma la regola: abbiamo vinto un concorso, bandito e finanziato dalla Fondazione Carisbo, e dopo anni di lavoro si è restituita alla città una cospicua parte della sua storia... Il caso di Brera è forse unico al mondo. Pochi musei, possedendo tanti e tali capolavori, sono così trascurati. In 35 anni si è riusciti a non fare niente. Possibile? Anche in questo caso ho vinto un concorso. Oggi purtroppo, dopo tre anni, siamo ancora al punto di partenza. Noi siamo pronti ad avviare il progetto esecutivo, il problema è che non c’erano e non ci sono fondi...
...Fanno riflettere di più, forse, alcuni numeri: oggi gli architetti italiani sono il 30% di quelli europei; il 10% di quelli di tutto il mondo. E il rapporto tra Italia e Francia è di 7 architetti a 1. Noi, a metà degli anni cinquanta eravamo in 100 e si faceva l’appello nominale…
Heiner Oberrauch come detto è il presidente italiano della Salewa, che ha realizzato la sua nuova sede di Bolzano attraverso un lungo cammino iniziato con un concorso.
Presidente Heiner Oberrauch è soddisfatto del risultato? Sono più che soddisfatto. Avevo un sogno e posso dirmi di averlo realizzato. Ed è il consenso delle persone che frequentano la nuova sede...che conferma il successo della nostra iniziativa. Secondo lei quali sono i freni che limitano i suoi altri colleghi a investire in architettura? Secondo lei sono ostacoli reali? Sicuramente la burocrazia e le norme, che tante volte si contraddicono. E questo avviene anche nella provincia di Bolzano: sono serviti sei anni per la presentazione del nostro progetto, la rielaborazione e la approvazione, e solo un anno e mezzo per la costruzione. Per fare un semplice paragone, in Austria un progetto analogo al nostro necessita di un percorso "amministrativo" di tre-quattro mesi. È un freno enorme per l'economia del nostro Paese. È uno spreco enorme di costi che l'Italia non si può più permettere. Sono un forte sostenitore delle regole precise, purché siano chiare e semplici.
Perché in Italia si muove poco o nulla? Non è esatto dire che in Italia si fa poco o nulla. In realtà si fa, eccome. Ma, purtroppo, spesso si fa male e si spreca. Si sprecano soldi e occasioni irripetibili, si compromettono il patrimonio ambientale e quello storico...
...La mia esperienza diretta d’incarichi pubblici (ovviamente acquisiti sempre per concorso) a Melbourne, a Essen e a Parigi, è stata assolutamente positiva. Non del tutto in Italia, dove il mio progetto per la grande biblioteca pubblica di Torino, risultato vincitore in un concorso internazionale del 2001, nonostante sia stato esemplarmente bandito e condotto dall’amministrazione comunale, è tuttora sospeso per una norma introdotta da una recente Finanziaria che ha ridotto i margini d’indebitamento ai Comuni... A Bologna ha avuto meno difficoltà… Palazzo Pepoli è l’eccezione che conferma la regola: abbiamo vinto un concorso, bandito e finanziato dalla Fondazione Carisbo, e dopo anni di lavoro si è restituita alla città una cospicua parte della sua storia... Il caso di Brera è forse unico al mondo. Pochi musei, possedendo tanti e tali capolavori, sono così trascurati. In 35 anni si è riusciti a non fare niente. Possibile? Anche in questo caso ho vinto un concorso. Oggi purtroppo, dopo tre anni, siamo ancora al punto di partenza. Noi siamo pronti ad avviare il progetto esecutivo, il problema è che non c’erano e non ci sono fondi...
...Fanno riflettere di più, forse, alcuni numeri: oggi gli architetti italiani sono il 30% di quelli europei; il 10% di quelli di tutto il mondo. E il rapporto tra Italia e Francia è di 7 architetti a 1. Noi, a metà degli anni cinquanta eravamo in 100 e si faceva l’appello nominale…
Heiner Oberrauch come detto è il presidente italiano della Salewa, che ha realizzato la sua nuova sede di Bolzano attraverso un lungo cammino iniziato con un concorso.
Presidente Heiner Oberrauch è soddisfatto del risultato? Sono più che soddisfatto. Avevo un sogno e posso dirmi di averlo realizzato. Ed è il consenso delle persone che frequentano la nuova sede...che conferma il successo della nostra iniziativa. Secondo lei quali sono i freni che limitano i suoi altri colleghi a investire in architettura? Secondo lei sono ostacoli reali? Sicuramente la burocrazia e le norme, che tante volte si contraddicono. E questo avviene anche nella provincia di Bolzano: sono serviti sei anni per la presentazione del nostro progetto, la rielaborazione e la approvazione, e solo un anno e mezzo per la costruzione. Per fare un semplice paragone, in Austria un progetto analogo al nostro necessita di un percorso "amministrativo" di tre-quattro mesi. È un freno enorme per l'economia del nostro Paese. È uno spreco enorme di costi che l'Italia non si può più permettere. Sono un forte sostenitore delle regole precise, purché siano chiare e semplici.
Grazie, crude verità ma molto utili.
RispondiEliminaSono convinto che la prima molla che produrrà la nuova politica sono i nostri cuori, subito appresso le nostre menti e - infine - le nostre matite nel'ombra dell'urna...
Buon lavoro
Maurizio
A guardare i numeri di Bellini si trae la seguente legge: la qualità dell'architettura è inversamente proprozionale al numero degli architetti che si aggirano in un Paese. Non ho capito se i 100 di cui parla sono gli architetti in italia a metà degli anni '50, mi sembrano pochi,ma i 150000 odierni sono una follia, e il sintomo di una crisi senza futuro.
RispondiEliminaC'è un rapporto tra qualità e quantità? Si, se la quantità ti manda fuori mercato. Allora la qualità dell'offerta decade, si piega ad ogni ricatto, si incanaglisce, si deprime, perde dignità sociale e culturale, non serve a migliorare una società, ma la peggiora.
Non si nota,poi, che quel 10% di tutti gli architetti del mondo che stanno in Italia devono competere tutti i giorni (normalmente soccombendo) con un numero credo altrettanto sconfinato di Ingegneri e Geometri che fanno (possono fare) lo stesso mestiere. E a nessuno è ancora venuto in mente di dirigere un po' il traffico.
Da un lato, si conferma, senza incontrare ostacoli né a destra né a sinistra, una normativa che ha già eliminato la figura dell'architetto inteso come chi esercita una professione intellettuale, assumendo incarichi di fiducia in virtù delle competenze e della cultura di cui dispone e che trasmette alla società mediante il suo lavoro, e la sostituisce con quella di un'impresa che fornisce servizi, dove la differenza la fa il capitale investito e non le competenze; dall'altro, si promuovono leggi sull'architettura che non sono altro che pie affermazioni di principio sul fatto che l'architettura è tanto una bella cosa. Non considerando che è un po' difficile tutelare l'architettura senza tutelare gli architetti che sono quelli che dovrebbero farla.
Ce la faremo mai a riaccendere i cervelli?
So di ripetermi e chiedo scusa, ma d'altra parte le cose non accennano a cambiare.
E non c'è molto da sperare se a nessuno, dopo aver constatato che una cosa che in Italia (a Bolzano!) dura sei anni, in Austria dura tre mesi, viene in mente di andare almeno a vedere come c... fanno in Austria. Che non è nemmeno lontano!
Si Maurizio, sicuramente il voto è importante, ma prima ancora forse una partecipazione più evidente.
RispondiEliminaIl secondo commento mi da l'occasione per un paio di considerazioni: la prima è che per un progetto che va in porto con successo a Bolzano, chissà quanti se ne perdono per strada, considerando che anche con concorsi banditi da amministrazioni pubbliche e vinti non si ha la certezza di andare fino in fondo. La secondo è che noi italiani siamo molto curiosi, siamo tra quelli che girano di più il mondo e lo osserviamo anche con una certa intelligenza, ma quando torniamo a casa dimentichiamo in fretta tutto per rituffarci felici nel nostro diffuso malcostume...