In questi tempi burrascosi e di cambiamento, tra crisi e spread, è arrivata la riforma degli ordinamenti professionali, sotto forma di Decreto del presidente della Repubblica, DPR 137 del 2012, in vigore dal 15 agosto 2012.
I liberi professionisti italiani, anche se con modalità diverse, sembrano soffrire degli stessi mali; numero molto elevato, legislazione complicata e spesso contradditttoria, cittadini poco evoluti nel riconoscere le professionalità intellettuali con conseguente deprezzamento delle prestazioni, concorrenza piuttosto spietata e al ribasso, mercato insufficiente a soddisfare un'offerta sproporzionata.
Sembra però che in questa situazione non tutti i professionisti siano concordi e gli avvocati sono intenzionati a dare battaglia contro la riforma, mentre il CNA per voce del suo Presidente Freyrie annuncia il suo sostegno al Governo: Freyrie: Consiglio Nazionale Forense receda dalla decisione di ricorrere al TAR
Per saperne di più sulla riforma con particolare riguardo alla professione dell'architetto a questi link trovate un vademecum e una sintesi con le fonti dalla rete nazionale:
Sul merito della riforma probabilmente sarà il tempo a dare il giudizio migliore, ma non c'è dubbio che allo stato attuale la nostra professione ne ha proprio bisogno.
Caro Stefano, a quei mali a cui hai fatto riferimento non c'è neanche una risposta nel decreto. Non c'è un'idea del lavoro come è adesso, e non c'è un'idea del lavoro come vorrebbero che fosse( i politici e quelli delle associazioni e degli ordini ). Non solo per la "specie architetti", ma per tutte le varie "specie animali". Desolante difesa dello status quo .. Se dobbiamo parlare in italiano non dovremmo chiamare il DPR "riforma". Una riforma spiega nei suoi obiettivi qual è la nuova idea di Paese=Lavoro ( art. 1 ). Questa idea non c'è nel DPR, non c'è negli ordini professionali, non c'è nei sindacati, non c'è nei politicanti, non c'è nelle università, non c'è nelle associazioni, non c'è in televisione, non c'è nella rete. Parlo di una idea organica, che parta dai dati, che parli di futuro possibile, che parli a tutte le categorie, che unisca in un nuovo patto con lo Stato, ed un nuovo orizzonte.
RispondiEliminaOk mi sono allargato..
Alessandro
Ciao Alessandro, grazie del tuo intervento. Purtroppo temo che tu abbia ragione, perchè probabilmente questa riforma serve soprattutto a mantenere in vita gli ordini professionali, senza fare grandi scatti in avanti. E' anche vero però che non si possono prendere 150000 architetti e con la bacchetta magica ridurli a 30000, numero che permetterebbe una professionalità più alta e più controllata dagli Ordini appunto. Un'altra cosa che non si può fare è prendere 60 milioni di italiani e farli diventare dei paladini del bene comune... Un saluto. Stefano
RispondiEliminaGiusto! Allora incentiviamo fortemente questi benedetti architetti a formare gruppi di almeno 5 professionisti, meglio se di diversa specie ( geometri architetti ed ingegneri )e misti uomini donne e tutto il resto e differenti età di anzianità professionale, con sgravi fiscali ( 50% di tasse in meno?), aiutando a comprare attrezzature ( garanzie di Stato in Banca?), programmi informatici e affittare uffici ( caserme in disuso? ), e disincentivando i singoli. Questo permetterebbe più controllo dei soggetti operanti da parte degli ordini, una condivisione dell'esperienza, della responsabilità, dei clienti, miglioramento della professionalità, emersione dal nero che infesta le libere professioni mortificando professionalità l'adesione al patto sociale. Per i prossimi 30 anni in conseguenza, qualcuno dovrebbe capire quanti tecnici serviranno e fare una pensata sulla formazione e sull'università in Italia. Non si può pensare che la moda del momento ( ieri ingegneri ed architetti, oggi medici e fisioterapisti ) o la tv influenzino l'accesso alle Facoltà.
RispondiEliminaVisto? bastavano due dati ...150000 e 30000 ed un po' di fantasia in cucina. Non si costringe nessuno, ma bisogna far capire che conviene a tutti!
Salute!
Alssandro