[…] il pubblico si interessa di pittura e di musica, di scultura e di letteratura, ma non di architettura. Quell'intellettuale che si vergognerebbe di non conoscere un pittore del livello di Sebastiano Del Piombo e impallidirebbe se lo tacciassero di ignorare un quadro di Matisse o una poesia di Eluard, si sente perfettamente a suo agio nel confessare di non sapere chi è un Buontalenti o un Neutra;
[…] come non esiste un'adeguata propaganda per diffondere la buona architettura, così non esistono strumenti efficaci per impedire la realizzazione di brutture edilizie. La censura funziona per i films e la letteratura, non per evitare scandali urbanistici ed architettonici le cui conseguenze sono assai più gravi e più prolungate di quelle della pubblicazione di un romanzo pornografico;
eppure (qui cominciano le apologie) ognuno è padrone di chiudere la radio e disertare i concerti, di aborrire il cinematografo e il teatro e di non leggere un libro, ma nessuno può chiudere gli occhi di fronte all'edilizia che forma la scena della vita cittadina e porta il segno dell'uomo nella campagna e nel paesaggio. (Bruno Zevi: Saper vedere l'architettura, 1948)
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