25 marzo 2015

Bramante a Roccaverano

L'anno 2014 è stato il cinquecentesimo dopo la morte di Donato Bramante (1444-1514), personaggio chiave dell'architettura rinascimentale italiana, che, come ha scritto Paolo Portoghesi in un articolo per il cinquecentenario apparso su Domus con le sue opere mature ha messo in crisi il pluralismo regionale che aveva caratterizzato l’architettura quattrocentesca italiana e al quale egli stesso aveva dato un importante contributo, non per resuscitare l’architettura romana – come si credeva un tempo – ma piuttosto per ‘superarla’, utilizzando le regole vitruviane e l’esempio dei monumenti antichi in una nuova sintesi, forgiata sul modello della Chiesa, dotata quindi del crisma dell’unità e dell’universalità. […]
Bramante è entrato nella storia come fondatore di un nuovo linguaggio diffuso gradualmente in tutta Europa.



Io ho festeggiato l'anniversario di Bramante, che a dire la verità è passato quasi inosservato, scoprendo una piccola chiesa, attribuita a lui o comunque alla sua cerchia da studi recenti, in un paesino sperduto tra le splendide colline delle Langhe, Roccaverano.
Splendida è anche la chiesa che si affaccia insieme ai resti del castello sulla piazza principale del paese, dove ai tavolini del bar sotto il sole erano seduti gli immancabili turisti stranieri, forse olandesi, innamorati di quel turismo "lento" di cui l'Italia potrebbe essere ancora di più la protagonista incontrastata.

La chiesa “bramantesca” di Santa Maria Annunziata fu riportata al suo originale stato dai restauri fortemente voluti dal canonico don Pompeo Ravera fra gli anni 1946 e 1966. Con il concorso di tutto il popolo di Roccaverano furono eliminati gli stucchi settecenteschi e le pitture ottocentesche che, all’interno dell’edificio, ne avevano alterato completamente l’aspetto originario.(Chiesa di Santa Maria Annunziata) 


Molto legato alla città di Roma grazie al sodalizio con il papa Giulio II, che lo impegnò in opere importanti di ricostruzione della città come la fabbrica di San Pietro e il cortile del Belvedere in Vaticano, in realtà era nato a Fermignano, vicino Urbino, dove aveva iniziato la sua carriera artistica, che aveva poi proseguito con successo a Milano in età già matura e concluso gloriosamente a Roma come architetto di San Pietro.

Tutte le epoche avrebbero bisogno del loro Bramante, e la nostra certamente non è esclusa, di un architetto che guardi il passato con rispetto ma senza inutile nostalgia per interpretarlo, inserirlo nel presente e proiettarlo nel futuro.

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