Il tema di queste riflessioni in realtà non riguarda tanto l'architettura quanto piuttosto il senso civico e la capacità di gestione dello spazio pubblico. Ma la sensazione profonda di impotenza e frustrazione che genera vedere uno spazio pubblico, comunque di qualità anche con tutti i difetti di cui ho scritto mesi fa, restituito ai cittadini dopo anni e milioni di euro spesi, ridotto in questo modo dopo neppure due anni, non può non indurre qualsiasi architetto di buon senso a pensare: chi me lo fa fare di spendere tanto tempo ed energie?
Nella foto scattata qualche giorno fa, che mostra uno dei punti centrali della piazza con l'ampia discesa alla metropolitana in prossimità della grande corte aperta, oltre alla presenza di "graffiti" di ogni tipo che coprono praticamente quasi tutte le superfici disponibili e accessibili, vediamo i carter circolari metallici di rivestimento delle colonne abbozzati in vari punti e molte parti dei pannelli in mdf divelte che lasciano vuoti con la struttura metallica in vista.
Nel post già citato sopra scritto qualche mese fa, avevo analizzzato con dovizia di particolari le molte mancanze del progetto, sia in fase di decisioni strategiche a monte che nella realizzazione, ma niente di tutto questo può in alcun modo giustificare una tale mancanza di rispetto da parte di alcuni (?)/molti (?) cittadini per lo spazio di tutti, che poi è anche il loro.
Vedendo queste immagini di profondo degrado, è evidente che dovrebbe essere un sociologo più che un architetto a studiare e capire il problema, anche se esistono già teorie come quella detta delle finestre rotte piuttosto utili a comprendere meglio la situazione.
Dal punto di vista dell'architettura nel suo senso più ampio di progetto e realizzazione di uno spazio di vita per le persone, in questo caso pubblico, quindi nella miglior tradizione europea, si possono comunque fare due tipi di considerazioni.
Il primo riguarda aspetti simbolici e figurativi, cioè la capacità dell'architettura, come protagonista del paesaggio urbano, che non è solo un edificio, ma anche uno spazio composto di diversi volumi tecnici, arredo urbano e pavimentazioni, di diventare per i cittadini qualcosa di "sacro", che in qualche modo li rappresenti e che quindi sia riconosciuto come intoccabile, a maggior ragione se si tratta di uno spazio pubblico, quindi frequentato da tutti. Non è facile oggi ottenerlo per un'opera nuova, soprattutto in considerazione della difficoltà di convivere con la modernità. Forse anche questo è un tema per sociologi...
Il secondo tipo riguarda invece aspetti funzionali e pratici, riguardanti più direttamente la progettazione architettonica. Ci sono molti spazi di risulta apparentemente privi di significato dal punto di vista dell'uso dello spazio, soprattutto in prossimità dei volumi tecnici di servizio al parcheggio oggi inutilizzati e per molti incomprensibili. In molti casi poi i volumi architettonici sono stati rivestiti con materiali leggeri e poco resistenti all'aggressione quotidiana, probabilmente con l'ingenuità del progettista che spesso pensa più al bel disegno che alla vita della costruzione. Se si fossero utilizzati materiali più resistenti e "pesanti", ad esempio il mattone e la ceramica invece che metallo e mdf, oggi gli inteventi di manutenzione sarebbero molto più facili.
Con la crescita del turismo a Roma e la diffusione di sistemazioni fuori dal centro e dai soliti circuiti recettivi, Conca d'Oro è diventata, grazie alla metropolitana, una nuova "porta" della città ed è davvero un pessimo biglietto da visita mostrare una zona non centrale ma neppure così periferica, vandalizzata scientificamente e con costanza di fronte all'indifferenza generale.
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