La scomparsa improvvisa e prematura della "dama" dell'architettura contemporanea Zaha Hadid lo scorso 31 marzo ha colpito profondamente il mondo degli architetti.
Dame Zaha Hadid 1950-2016 |
Non so se più per gusti personali o per motivi generazionali, sono stato particolarmente colpito in passato dall'opera della Hadid e molti anni fa, dopo la sua vittoria del concorso del MAXXI di Roma, ho anche "rischiato" di entrare a lavorare nel suo studio londinese. Al tempo era composto da una grande stanza piena di "disegni" visionari alle pareti e di giovani architetti che lavoravano gomito a gomito più lo studiolo dei "capi", ricavati all'interno di un complesso in mattoni del primo Novecento oggi diventato il loro quartier generale.
Riprendendo un sistema già utilizzato in precedenza questo è un post che raccoglie
foto, immagini, appunti e considerazioni sviluppate nel periodo seguito
alla morte di Zaha Hadid e pubblicate di volta in volta sul diario della pagina facebook Dov'è l'architettura italiana?
Atrio del MAXXI @StefanoNicita 2010 |
Zaha Hadid (1950-2016)
Probabilmente più artista che architetto.
Una carriera straordinaria
iniziata con progetti rivoluzionari, disegni meravigliosi e una piccola
stazione per i pompieri che è diventata quasi un manifesto del
decostruttivismo.
Poi il MAXXI a Roma (che fatica e quanto tempo per
realizzarlo!), il primo incarico importante, quasi il passaporto per la
celebrità internazionale ottenuto proprio in una delle città più
allergiche e ostili alla contemporaneità.
Solo un genio come Zaha poteva riuscire ad ottenerlo.
Poi grande successo al prezzo di una generale involuzione.
Se n'è andata troppo presto soprattutto perchè come molti architetti è esplosa piuttosto tardi.
Poi grande successo al prezzo di una generale involuzione.
Se n'è andata troppo presto soprattutto perchè come molti architetti è esplosa piuttosto tardi.
(Oggi a freddo ammetto di non essere del tutto soddisfatto della frase iniziale, da rivedere soprattutto alla luce degli interessanti racconti sull'atmosfera visionaria e molto poco "architettonica" che si respirava alla Architectural Association, alla quale sembra che la giovane Zaha opponesse grande fiducia e passione per il progetto di architettura)
Hafenstrasse Office and Residential Development, Hamburg 1989 |
La
"crudeltà" dell'architettura, ma forse anche la sua salvezza e
possibilità di sopravvivenza, è quella di essere un oggetto concreto che
può e deve essere valutato nel suo funzionamento, durante la sua vita,
anche se giustamente ricco di molti significati che vanno anche aldilà
della sua funzione. Tali significati, spesso difficili da decifrare,
funzionano solo se gli abitanti, nel senso più ampio
di persone che vivono l'architettura, li riconoscono anche solo
inconsciamente. I disegni preparatori quindi possono aiutare a capire
meccanismi e significati non evidenti, oltre ad essere a volte essi
stessi opere d'arte, ma mai possono sostituire l'opera costruita. In
fondo la costruzione è una scommessa e come tale può andare bene o male.
Se non si è disposti al rischio quindi, meglio fermarsi ai disegni o ai
renderings.
Scheda giovanile
Il testo è mio, il disegno di Leschiutta
(da F.L.Leschiutta - Un metodo per il progetto di architettura - Roma 1997)
Il testo è mio, il disegno di Leschiutta
(da F.L.Leschiutta - Un metodo per il progetto di architettura - Roma 1997)
Piazza del MAXXI @StefanoNicita 2016 |
La
piazza del MAXXI è ormai parte della città, nonostante le ardite forme
dell'edificio di Zaha Hadid, mitigate comunque dalla tranquilla solidità
degli edifici esistenti intorno.
Probabilmente è, insieme all'atrio interno, la parte riuscita meglio dell'intervento e i romani, soprattutto nei tardi pomeriggi delle giornate miti in cui la strana creatura di Zaha le fa ombra, affollano lo spazio con laptop, macchine fotografiche, bici e figli in monopattino. Sembra proprio il monopattino il protagonista, si infila anche dietro l'edificio preesistente a fare un giro completo, libero di circolare in sicurezza senza le auto e con una pavimentazione liscia e resistente che nei tradizionali parchi urbani non c'è.
Insomma un vero parco di quartiere, un po' insolito e piuttosto alternativo, che insieme a quello dell'auditorum sta configurando un nuovo asse cittadino fatto di piazze "involontarie", separate dalle strade, in cui le persone cercano rifugio e sicurezza, sapendo che comunque lì succede sempre qualcosa.
Probabilmente è, insieme all'atrio interno, la parte riuscita meglio dell'intervento e i romani, soprattutto nei tardi pomeriggi delle giornate miti in cui la strana creatura di Zaha le fa ombra, affollano lo spazio con laptop, macchine fotografiche, bici e figli in monopattino. Sembra proprio il monopattino il protagonista, si infila anche dietro l'edificio preesistente a fare un giro completo, libero di circolare in sicurezza senza le auto e con una pavimentazione liscia e resistente che nei tradizionali parchi urbani non c'è.
Insomma un vero parco di quartiere, un po' insolito e piuttosto alternativo, che insieme a quello dell'auditorum sta configurando un nuovo asse cittadino fatto di piazze "involontarie", separate dalle strade, in cui le persone cercano rifugio e sicurezza, sapendo che comunque lì succede sempre qualcosa.
Sequenza della piazza del MAXXI @StefanoNicita 2016 |
Sono stati scritti moltissimi articoli dopo la morte di Zaha Hadid, sia
da chi la conosceva bene che da chi non la conosceva proprio, parlando
molto della sua personalità e del suo carattere, ma il giudizio vero
sulla Hadid architetto può venire solo dalle sue opere costruite. A Roma
abbiamo la fortuna di averne una che, anche con tutti i suoi difetti,
resta credo una delle sue migliori realizzazioni. Probabilmente quella
che si avvicina di più ai suoi disegni futuristi (de)costruttivisti.
L'esperienza costruttiva era poca, ma si vede lo slancio, l'audacia, la
spigolosità, la purezza del disegno e la forza dell'idea.
Credo che nel MAXXI la sua visione degli spazi fluidi sia espressa meravigliosamente sia nel grande atrio a tutta altezza con scale e pianerottoli che si rincorrono e si scavalcano liberamente, sia nella piazza esterna di forma allungata che quasi suggerisce di percorrerla tutta per vedere cosa succede più in là, oltre lo sguardo più semplice e immediato.
Credo che nel MAXXI la sua visione degli spazi fluidi sia espressa meravigliosamente sia nel grande atrio a tutta altezza con scale e pianerottoli che si rincorrono e si scavalcano liberamente, sia nella piazza esterna di forma allungata che quasi suggerisce di percorrerla tutta per vedere cosa succede più in là, oltre lo sguardo più semplice e immediato.
Zaha Hadid Architects - Heydar Aliyev Centre Baku, Azerbaijan 2007–2012 - Photo © Hufton+Crow |
Non
si può non riconoscere la potenza di immagini come questa, sicuramente
frutto di un ottimo paziente lavoro di "scultura" attuato con le
tecnologie più avanzate. La sensibilità per le forme e le proporzioni
diventa fondamentale in questo tipo di architettura e senza il giusto
controllo è molto facile passare da un capolavoro ad un oggetto
indigesto.
Probabilmente questo edificio è, almeno nel suo aspetto formale, uno dei più riusciti della Hadid. Appartiene alla sua fase avvolgente e barocca che ha seguito la prima più de-costruttivista e spigolosa in un passaggio dai piani ai volumi, dalla linea spezzata alla curva.
Il problema è che l'architettura è la materializzazione dell'abitare, nel senso più ampio ben definito da Heidegger in queste poche righe.
Sarà quindi indispensabile valutare con il tempo come l'uomo "abiterà" creazioni di questo tipo.
Post scriptum
Un altro edificio sicuramente riuscito della Hadid, almeno per quanto riguarda la forza dell'immagine, è il Galaxy Soho realizzato a Pechino tra il 2009 e il 2012.
Come si vede piuttosto bene dal modellino (foto da http://www.inexhibit.com/ it/case-studies/ zaha-hadid-museo-maxxi-roma -parte-1/),
il progetto originario di Zaha Hadid, vincitore del concorso per il
MAXXI, prevedeva un'occupazione pressoché totale dello spazio a
disposizione. Per fortuna poi non tutti i volumi sono stati realizzati e
oggi abbiamo la bella piazza, senza dubbio uno degli elementi di
maggior pregio dell'intervento, nonostante Zaha si rammaricasse del
"progetto non finito".
Probabilmente questo edificio è, almeno nel suo aspetto formale, uno dei più riusciti della Hadid. Appartiene alla sua fase avvolgente e barocca che ha seguito la prima più de-costruttivista e spigolosa in un passaggio dai piani ai volumi, dalla linea spezzata alla curva.
Il problema è che l'architettura è la materializzazione dell'abitare, nel senso più ampio ben definito da Heidegger in queste poche righe.
Sarà quindi indispensabile valutare con il tempo come l'uomo "abiterà" creazioni di questo tipo.
Post scriptum
Galaxy Soho - Pechino |
Un altro edificio sicuramente riuscito della Hadid, almeno per quanto riguarda la forza dell'immagine, è il Galaxy Soho realizzato a Pechino tra il 2009 e il 2012.
Modello del progetto vincitore del concorso |
Come si vede piuttosto bene dal modellino (foto da http://www.inexhibit.com/
Nessun commento:
Posta un commento