E' il titolo di un pezzo estremamente illuminante scritto da Massimo Carmassi, architetto tra i più interessanti della scena italiana, come presentazione dell'Almanacco di Casabella del 1998/99 dei giovani architetti italiani, a cura di Marco Mulazzani.
Electa ha pubblicato nel 2006 la raccolta di tutti gli almanacchi a partire dal 1997/98.
L'analisi, anche se molto appassionata, è di una lucidità sorprendente e ho cercato di riassumere qui di seguito le parti a mio avviso più rilevanti.
Negli ultimi
due anni sono state prodotte molte antologie e compendi di architetture e
architetti che sembrano voler fare un bilancio di fine secolo…
…l’aspirazione
allo straordinario delle più celebri architetture contemporanee ci pare del
tutto comprensibile…
...il successo delle grandi opere sembra avere costituito l’alibi per la proliferazione di una infinita serie di architetture “originali” di modesta o pessima qualità, comunque pubblicate da riviste dello stesso livello…
...il successo delle grandi opere sembra avere costituito l’alibi per la proliferazione di una infinita serie di architetture “originali” di modesta o pessima qualità, comunque pubblicate da riviste dello stesso livello…
…E’ evidente
d’altra parte che se una certa stabilità tipologica e tecnologica ha consentito
in passato di raggiungere risultati accettabili in termini di compatibilità
urbana anche nella produzione di livello medio basso (poiché era più facile nascondere
imprecisioni e inadeguatezze stilistiche), nel caso delle architetture “originali”
di cui s’è detto, la difficoltà di dominare linguaggi e tecniche produce spesso
edifici indecenti, maleducati, insopportabili, la cui realizzazione non può essere
spiegata se non attraverso una collettiva perdita di senso e di responsabilità…
…da molto
tempo in Italia non si vedono opere di qualità eccelsa… Prevale, anche nelle
opere più importanti, una certa approssimazione sia compositiva che esecutiva,
spesso attribuita alla inadeguatezza delle imprese e alla farraginosità della
burocrazia. ..
…sembra
essersi persa in Italia la consapevolezza della difficoltà del progettare e del
costruire, della concentrazione e dedizione necessarie per garantire il
risultato ad ogni costo. Forse la ricerca del lavoro in Italia richiede troppe
presenze ai convegni, troppi scritti, la mezzadria con altri mestieri che
sottraggono energie e tempo preziosi al compito principale dell’architetto…
…A me pare che
prevalga un certo atteggiamento ad accontentarsi. La critica non è molto “cattiva”,
ogni prodotto, anche assai mediocre, ha la speranza di essere pubblicato senza
osservazioni…
…in Italia si
sono costruiti negli ultimi anni interi quartieri residenziali, ospedali, pezzi
veri e propri di città, tra i quali si distinguerebbero a mala pena quelli
prodotti dalle burocrazie, ancorché dirette da architetti, da quelli progettati
da famosi professori, che scrivono con piglio profetico di bellezza sui
giornali e si dichiarano acerrimi nemici della bruttezza delle periferie… Troppo
facile parlar male dell’hotel Fuenti e troppo demagogico sponsorizzare la
demolizione delle “Vele” di Napoli. Le società di ingegneria si sono
predisposte infine a garantire la bruttezza degli ospedali e dei servizi più
importanti e l’infelicità degli utenti fino ad un lontanissimo futuro senza che
qualcuno abbia la forza e la voglia di opporsi realmente…
… Io credo
che si possa soddisfare la nostra esigenza di bellezza senza lasciarsi
trascinare dalle sirene dell’originalità effimera e dello spettacolo. Qualche
bella casa non potrà risolvere il problema della riqualificazione delle coste
adriatiche o calabresi; la ricerca di un’eccessiva originalità non potrà che
aggravarlo. Cionondimeno non potremo sottrarci al compito di costruire buoni
edifici, semplici come quelli per secoli hanno contribuito a determinare la
qualità del nostro paesaggio, neutrali, robusti, comodi, abitabili, seri...
(Massimo Carmassi - Troppo e troppo poco: la difficoltà del costruire in Italia - 1998/99)
Una chiara descrizione della decadenza di un mestiere fuori mercato.
RispondiEliminal'involuzione, la sciatteria,il rimbambimento seguono alla perdità di contatto con la realtà. E, d'altra parte come si fa ad essere "semplici, robusti e seri", se non si è nemmeno sicuri di esistere.
(vedi qualche commento precedente)