Novant’anni di Architettura
GLI ARCHITETTI FESTEGGIANO 90 ANNI DI PROFESSIONE “ORDINATA”
24 giugno 2013
13 giugno 2013
città giardino aniene
Città giardino aniene è un libro piuttosto interessante sul quartiere romano di Monte Sacro, uscito il mese scorso e presentato giorni fa alla Casa dell'architettura di Roma.
Città
Giardino Aniene edificata all’inizio degli anni ’20 come zona destinata
alla media borghesia rappresenta, con i suoi 150 ettari di estensione,
l’esempio più importante di realizzazione di “città giardino” in Italia.
Il
volume, attraverso un’approfondita ricerca archivistica e il
reperimento di materiale inedito, sottolinea la rilevanza storica e
architettonica del quartiere, ricostruendone le fasi di progettazione e
realizzazione a cui hanno partecipato molti dei protagonisti
dell’architettura italiana di quel periodo, quali Gustavo Giovannoni,
Marcello Piacentini, Innocenzo Sabbatini, Vincenzo Fasolo, Mario Marchi
ed altri.
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Vincenzo Fasolo
3 giugno 2013
committenti
La provocazione
sugli architetti "servi del potere", lanciata da Daniel Libeskind, che si
è scagliato contro i colleghi che lavorano per i «nuovi dittatori» è
rimbalzata tempo fa sulle pagine del corriere con l'articolo Servire
il potere, lite tra archistar.
[…] Primi fra tutti quelli
che stanno realizzando grandiosi progetti in Cina, come Rem Koolhaas (China
Central Television)... Oltre a Koolhaas gli strali di Libeskind sarebbero
contro Herzog & de Meuron (Stadio nazionale) e gli italiani Massimiliano
Fuksas (per l'aeroporto di Shenzen) e Vittorio Gregotti (per la new town di
Jiangwan).[…]
[…] Aggiunge
Gregotti: «Se c'è un esempio di rispecchiamento del potere è proprio quello di
Libeskind. Tutti i suoi progetti sono espressioni al servizio del potere
finanziario, esempi di adesione al potere, sono come architettura stalinista.
Il mio intervento in Cina non è al servizio del grande dittatore, ma dello
scongelamento della Cina.[…]
[…]
Si tratta di un discorso pericoloso quello tra architettura e potere e si
tratta di architetture che, spesso, non reggono ai tempi. Lo ricorda lo storico
Francesco Dal Co a proposito delle opere bulgare di Georgi Stoilov, che
celebravano il regime. La Casa del partito sul monte Buzludja, una sorta di
pantheon, «è completamente abbandonata. Rapidamente il tempo ha provveduto a
trasformare in una rovina questa costruzione così pretenziosamente e
insensatamente moderna».[…]
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