5 aprile 2013

amare il proprio paese

Nel suo famoso libro Amate l'architettura l'architetto Gio Ponti, uno dei personaggi più noti e influenti nel panorama dell'architettura italiana del XX secolo, scriveva: 

amare l'architettura è amare il proprio paese



Un concetto che condivido pienamente, perchè in fondo è il pensiero che mi accompagna costantemente e potrei aggiungere che il titolo di questo blog sarebbe potuto anche essere più semplicemente "dov'è l'Italia?" e non avrebbe tolto nulla all'idea che lo guida.

Quindi se vi capita di imbattervi in questo blog e leggendo il titolo dov'è l'architettura italiana?, pensate: "ecco i soliti architetti, si capiscono solo tra loro", provate mentalmente a leggerlo come dov'è l'Italia?, perchè forse potrebbe diventare più interessante.

Se amare l'architettura è amare il proprio paese, è ancora più vero che le architetture che progettiamo e realizzamo noi architetti (quando ci riusciamo), sono i luoghi in cui tutti viviamo. 
Volete dire che questo non vi interessa?

4 commenti:

  1. Siamo tutti umani, europei, cittadini del mondo e (spero) umanisti. Non importa se un architetto è nato in Italia o dove è il suo ufficio: architetti italiani hanno costruire da qualche parte nel mondo edifici meravigliosi - così come gli spagnoli, inglese, francese ecc. La questione dovrebbe pertanto: E 'la cultura architettonica in Italia vivo? Io amo l’Italia e spero che il suo futuro sara grandioso quanto il suo passato.
    Architetto tedesco
    Wir sind alle Menschen, Europäer, Weltbürger und (wie ich hoffe) Humanisten. Es kommt nicht darauf an, ob ein Architekt in Italien geboren ist oder dort sein Büro hat- viele italienische Architekten bauen irgendwo auf der Welt wunderbare Gebäude - ebenso die Spanier, Engländer, Franzosen etc. Die Frage sollte daher lauten: Ist die Baukultur in Italien lebendig? Ich liebe das Land und hoffe die Zukunft Italiens wird ebenso großartig wie seine Vergangenheit

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  2. Non ci sono dubbi sul fatto che il problema è la carenza di cultura architettonica (e non solo) in Italia ed è questo che voglio sottolineare. Se poi è così difficile come sappiamo tutti lavorare qui come architetto, figuriamoci quanto lo può essere per un architetto straniero. Grazie per il commento, l'amore e la speranza. Un saluto

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  3. Stefano
    condividiamo, ovviamente le tue considerazioni
    http://www.amatelarchitettura.com/

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