La palazzina Zaccardi, realizzata su progetto di Mario Ridolfi e Wolfgang Frankl tra 1951 e il 1954 a Roma in Via G.B. De Rossi, quella strada piena di belle case che unisce Via di Villa Torlonia con Viale XXI Aprile (ne scriverò ancora), rappresenta senza dubbio uno degli esempi più interessanti e riusciti del fortunato tipo edilizio romano tanto disprezzato.
Certamente oggi lo stato di degrado delle superfici, soprattutto gli intonaci scrostati e l'opacità delle tinte annerite da tanti anni di smog, problema purtroppo comune a molte opere novecentesche, e la difficoltà nell'abbracciare con lo sguardo l'edificio nel suo complesso, soprattutto l'attacco a terra nascosto dalle molte auto in sosta, non rendono molta giustizia all'opera.
La soluzione d'ingresso, quella che rappresenta la parte pubblica, è molto particolare e sicuramente ha richiesto studi approfonditi. Sembra un ampliamento del marciapiede, quasi un'appendice dello spazio urbano, è uno spazio pavimentato e parzialmente coperto, riceve la luce dall'alto grazie all'arretramento del corpo di fabbrica superiore. Una trave in cemento armato sagomata viene mostrata su quasi tutta la facciata principale, la caratterizza, ma forse non ha la grazia degli altri elementi architettonici "organici" della palazzina.
Possiamo
vedere nello sviluppo planimetrico e geometrico un'evoluzione del
razionalismo di Ridolfi in senso più organico, meno astratto, più sensibile e più umano
rispetto alle opere precedenti.
Resta infatti perfettamente visibile ancora oggi il lavoro dei progettisti nell'elaborazione di una soluzione volumetrica in ottimo equilibrio tra la classicità del ritmo e delle aperture e il movimento e la geometria complessa della facciata con il gioco tra la parete, i bow-window e i balconi in un rapporto molto ben studiato tra addizione e sottrazione, tra luce ed ombra.
Anche il dettaglio delle balaustre dei balconi in ferro e vetro a sostegno delle fioriere in ceramica colorata dimostra un'attenzione rara, quasi un ritorno moderno all'artigianalità e all'ornamento, che Loos e i seguaci razionalisti avevano cancellato in maniera così brutale.
Mario Ridolfi è stato senza dubbio uno degli architetti italiani moderni più bravi e più tormentati, ha lasciato alla città di Roma molte opere di qualità, prima fra tutte il suo capolavoro, l'edificio delle poste di Piazza Bologna, quello che non a caso ho scelto di fotografare come copertina per il mio blog. Rappresenta benissimo la perfetta sintesi tra geometria e sentimento, la vera marcia in più che ha avuto l'architettura italiani degli anni d'oro del Novecento e oggi non ha più.
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